18 febbraio 2021: una data che non scorderò più.
A seguito dell’intrusione del Covid19 all’interno del mio nucleo familiare, venne attuato il protocollo di sicurezza DEFCON 1. Questo protocollo diede il via libera all’utilizzo della legge marziale per continuare a sopravvivere in tempo di crisi. In quanto infetta, mia madre venne bandita da casa per evitare il contagio degli altri residenti. Il mio territorio domestico venne invaso dal regime autocratico e dittatoriale, proveniente dal Veneto, di mio cugino Stefano.
Io e la nonna siamo stati alla sua mercé per un periodo di tempo limitato. L’ho osservato attentamente nel suo operato con lo scopo di rispondere a due importanti quesiti:
- Un disabile può sopravvivere con un caregiver 24 ore su 24 di questo tipo?
- Un personaggio del calibro di Stefano può assurgere a diventare un “buon badante”?
Qui sotto ho stilato una pagella in cui l’operato del dittatore Stefano, di quei giorni, verrà analizzato per categorie con tanto di votazione finale. Buona lettura!
1. Cura per gli animali domestici
I cani non sono il suo forte e questo è assodato. Possiede un gatto ed è anche piuttosto “‘problematico”. È partito alla grande, gestendo ottimamente la nostra cagnolina Lilly. Le ha dato da bere e da mangiare e l’ha accompagnata a fare il doppio giretto quotidiano per i bisogni. Fin qui tutto bene, peccato che l’idillio sia stato brevissimo. Un giorno e mezzo dopo aveva già fatto trasferire il cane dai miei fratelli, bollandolo come scocciatura evitabile. Bene, ma non benissimo.
Voto: 5 e mezzo
2. Presenza diurna
Ho sempre creduto che mio cugino di mestiere facesse il grafico pubblicitario. Convivendoci ho iniziato ad avere dei grossi dubbi. In realtà, il suo vero lavoro, potrebbe essere quello del centralinista. Passa un ammontare spropositato di tempo al telefono. Ho perso il conto di quante volte ho sentito partire la suoneria del suo iPhone e quando non stava parlando con qualcuno, stava scrivendo messaggi. Singolari quei momenti in cui si rintanava in camera, a suo dire perché doveva “lavorare” e ogni tanto partivano delle sonore risate sguaiate. Al che io mi domandavo se fosse al telefono con un cliente o con un comico di professione. Non freghi nessuno Stefano! Quello non è lavorare!
In ogni caso devo essere obiettivo, anche nei momenti in cui era “rintanato”, era comunque prodigo nel venirmi ad aiutare se avevo bisogno.
Voto: 6 e mezzo sulla fiducia
3. Spostamenti
Quando Stefano mi ha fatto capire che non avrebbe utilizzato il sollevatore elettrico negli spostamenti della mia persona, ammetto di essermi leggermente preoccupato. Guardando il suo fisico da “sollevatore di polemiche”, non riuscivo a fidarmi ciecamente della portata delle sue braccia. Inoltre era intenzionato ad utilizzare una tecnica di “presa in braccio” piuttosto complessa. Tecnica che io ho ribattezzato “presa dello sposo”.
Avete presente, nei matrimoni, quando lo sposo prende in braccio la sposa cingendola dalla schiena e da sotto le gambe? Questa è la “presa dello sposo”. Lo devo ammettere: in questo caso ho sottovalutato il cugino. Stefano, nonostante i miei dubbi iniziali, si è dimostrato più che capace di padroneggiare questa complessa tecnica. In questo modo gli spostamenti avvenivano in maniera conveniente per entrambi: sicuri e rapidi per me, efficienti e con meno fatica per lui. Addirittura, a volte, dimostrava una sicurezza tale dal concedersi un balletto e una giravolta, rigorosamente con il sottoscritto tra le sue braccia. Se sto scrivendo di queste cose senza traumi e ossa rotte è indice del fatto che Stefano sapesse quello che stava facendo (forse…). Diamo al dittatore ciò che è del dittatore.
Voto: 8 (non sarò più buono di così, sappilo)
4. Nutrizione
Un buon badante deve saper nutrire adeguatamente un disabile. Quando dico “nutrire adeguatamente” intendo che, nel tragitto della forchetta dal piatto alla bocca, deve cadere la minor quantità di cibo possibile. Tenete presente che, oltre al sottoscritto, in questo caso anche Stefano partiva con un handicap. È abile (senza dis davanti), ma mancino e in un mondo prevalentemente costruito per destrorsi questo può essere un problema. Non mi soffermerò sulla quantità di cibo che mi è caduta addosso che, volendo vedere, è stata anche onesta e comunque Stefano mi aveva già preventivato il suo problema di vecchia data con la gravità. Il voto di questa categoria verrà assegnato sulla base di altre questioni: molto spesso nei pranzi e nelle cene con Stefano mi sembrava di tornare indietro di 28 anni. Non ero più su una carrozzina elettrica, bensì su un seggiolone all’età di 2 anni.
Stefano mi constringeva a scegliere il mezzo di locomozione che la sua mano doveva diventare: dal classico “aeroplanino”, all’elicottero, al tandem, alla nave da crociera ecc… (gira voce che abbia un cugino simpatico). Oltre a tutto questo, in più di un’occasione, all’inserimento della forchetta nel mio cavo orale avvenuto con successo, se ne usciva con un “AMM PAPPA BUONA” urlato che, alcune volte, mi faceva letteralmente sobbalzare.
Tentativi di “aeroplanino” o mezzo di locomozione alternativo utilizzati: 15
Tentativi sventati dal sottoscritto: 4
A seguito di questi comportamenti, degradanti e svilenti per la mia persona, il voto assegnato è 5
5. Messa a letto
Questo è il punto in cui il pugno di ferro della dittatura ha colpito più duramente.
Dopo cena, durante il “momento Netflix”, erano sempre attimi di tensione per me. Non potevo mai sapere quando la testa di Stefano si sarebbe alzata dal divano esordendo con la frase: “Gino me go en po son”. Una frase che era come una sentenza perché voleva dire che presto o tardi, sonno o non sonno, puntata di serie in corso o finita, mi toccava andare a letto e non c’era modo di sottrarmi al mio destino. I tempi in cui si poteva andare a letto alle 23 erano finiti, adesso la dittatura veneta imponeva questo coprifuoco.
Per descrivervi i subdoli metodi coercitivi utilizzati da Stefano per giustificare la sua tirannia, vi dico solo che, quando mi concedeva di oltrepassare la soglia delle 22, la mattina dopo mi spiegava che non era riuscito a dormire adeguatamente perché eravamo andati a letto troppo tardi (alle 22 e 15). Tutto ciò per far leva sul mio senso di colpa ovviamente. Questa è cosa grave Stefano, cosa a cui mal si rimedia.
Voto: 4 e mezzo
6. Assistenza notturna
“Io ho il sonno leggero”. I primi giorni Stefano aveva esordito con questa frase. Al che io mi ero preoccupato perché temevo di svegliarlo anche solo alzando lo schienale elettrico del letto (cosa che di notte faccio abbastanza spesso). Alle 23 di un venerdì sera, mi resi conto di quanto i miei timori fossero infondati. Tutti i miei 10 tentativi di svegliarlo con dei “Stefanooo!” urlati, per fornirmi assistenza, furoni vani.
Vi dico solo che a risolvere il problema che avevo venne mia nonna di 87 anni. Aveva sentito prima lei di lui! Aveva mentito mio cugino riguardo al suo sonno leggero? Non Proprio. Solo non aveva fatto i conti con la stanchezza della giornata e con il goccio di whisky scozzese che, insieme al sottoscritto, si era fatto nemmeno due ore prima del fattaccio. L’accoppiata delle due cose l’aveva tramortito!
Quella stessa notte mi capitò di aver bisogno un’altra volta qualche ora dopo (caso raro) e al quarto urlo riuscì a schiodarlo dal letto. Per risolvere questo problema, le sere successive, il subdolo Stefano, iniziò ad utilizzare del training autogeno per autoindurmi a non aver bisogno durante la notte. Continuava a farmi ripetere fino alla sfinimento che avrei fatto una “Ninna Bella” (utilizzava veramente questo termine) per tutta la notte, che potevo chiamarlo se avevo bisogno, ma che comunque non l’avrei fatto perché non avrei avuto necessità e che avrei sognato la Ratajkowski (è risaputo che un po’ di gnocca distragga sempre dai problemi).
Indovinate un po’? Funzionava veramente e dormivo serenamente fino al mattino! Della Ratajkowski però nemmeno l’ombra! Maledetto inconscio… Anche qui devo essere onesto e valutare obiettivamente la situazione nella sua interezza. A parte l’inconveniente delle 23 citato sopra, che comunque si è risolto per il meglio, non ci sono stati particolari problemi nelle notti successive. Ipnosi alla Giucas Casella o meno era, ovviamente, conveniente anche per me dormire serenamente per tutta la notte
Voto: 7
7. Igiene mattutina e vestizione
Questi sono i momenti in cui mi sono vendicato maggiormente dei soprusi e delle angherie del dittatore. Stefano, al mattino, era sempre sotto esame. Passati i primi giorni a spiegargli cosa doveva fare e in che ordine, desideravo che poi acquistasse sempre più autonomia. A questo scopo cominciai a spiegare sempre meno e a riprenderlo solo quando sbagliava. Iniziai a dare un peso ai suoi errori. Gli toglievo mezzo punto o 1 in base all’entità dello sbaglio che commetteva.
Le mansioni che Stefano doveva effettuare al mattino erano molteplici: si passava dal lavare la faccia, le mani, i piedi al mettere il busto, vestirsi e via dicendo. Tutto, ovviamente, con un certo ordine che poteva essere modificato solo relativamente. In tempo di pace, ho due persone che si occupano di queste mansioni. In questo caso, invece, era tutto sulle spalle di Stefano. Non potevo evitare di sprecare l’occasione di vendicarmi sul tiranno veneto: allo scopo di fargli commettere più errori, per poi poterglieli rinfacciare, lo distraevo facendolo chiacchierare. Il piano riusciva spesso.
Da buon insegnante mi duole ammettere che, gli ultimi giorni, l’allievo è riuscito a superare il maestro. Stefano è diventato capace di accudirmi al mattino nonostante le mie distrazioni e senza più essere guidato da indicazioni. Io so essere meritocratico e Stefano, in questo caso, si è dimostrato all’altezza del compito assegnato, ha imparato in fretta e non ha compiuto errori madornali o esageratamente grossolani. Goditelo Stefano perché te lo sei meritato!
Voto: 7 e mezzo
Votazione finale
Dopo 18 giorni di convivenza forzata con il dittatore, posso assegnargli il voto finale di 6 e mezzo. Poteva essere un voto più alto, ma non appena la legge marziale è stata revocata e mia mamma è potuta tornare a casa, dovevate vedere che razza di fugone ha fatto Stefano. Meglio di Beep Beep di Willy il coyote. Come si suol dire dalle nostre parti “el gà fat el föm”.
Questo ha pregiudicato una votazione più alta, in quanto mi ha fatto venire il dubbio che possa aver stancato il despota, costringendolo ad una ritirata repentina.
Per rispondere alle due domande fatte a inizio articolo: sì, sono riuscito a sopravvivere con un caregiver di questo tipo. Sì, Stefano può assurgere a diventare un buon badante. 6 e mezzo in quanto il lavoro svolto è stato più che sufficiente e propedeutico ad una mia degna sopravvivenza, in un tempo di crisi come questo. Comunque tengo in considerazione il fatto che Stefano ha dentro di sé grosse potenzialità e il germe per diventare un giorno il badante perfetto.
P.S. Alla fine sono risultato positivo anche io, ma io e il Covid abbiamo fatto un patto: mi ha ignorato per poter continuare a scrivere cagate in questo blog!
Alla prossima!
Mattia Mutti