Un “diversamente Natale” è alle porte.
Questa festività dovrebbe portare con sé la tradizione dello scambio di regali. Per evitare di scartarli con un lanciafiamme, allo scopo di uccidere qualsiasi eventuale microrganismo incoronato, quest’anno saremo confinati nei nostri comuni.
Risulterà, di conseguenza, alquanto difficile onorare questa tradizione, ma al sottoscritto non potrebbe fregare di meno.
Con i regali ho sempre avuto un rapporto burrascoso. Pensate solo al fatto che, per me, lo scambio di doni natalizio non è mai stato preso in considerazione. È come se avessi completamente cancellato questa tradizione. Per quanto riguarda gli “altri” regali, quelli, ad esempio, per i compleanni, feste di laurea e quant’altro, le volte che ho deciso di farli di mia completa e spontanea volontà si contano sulle dita di una mano. “Perché sei un disabile un po’ stronzo”, qualcuno potrebbe aggiungere. Potrebbe anche essere. Come potrebbe essere che, se talvolta i miei amici mi chiamano Tirannosauro un motivo ci sia.
Effettivamente c’è qualcuno a cui fa piacere tirare fuori i soldi? A mia discolpa, però, tutte le volte che è stato creato uno di quei bellissimi gruppi WhatsApp in cui si organizzava di fare un regalo di compleanno all’amica/o di turno mettendo i sempreverdi 5 euro a testa, non mi sono mai tirato indietro. Forse perché in queste situazioni a che regalo fare, a raccogliere i soldi e a quando e dove andarlo a prendere ci pensano tutto gli altri e io posso essere presente quanto un muschio attaccato ad una parete? Anche qui vi lascio il beneficio del dubbio.
Comunque, per chi non lo sapesse, io sono membro onorario del comitato nazionale per l’abolizione dei regali di gruppo (aka “no gifts”) since 2015. Le nostre battaglie, nella mia compagnia di amici, sono state innumerevoli, però non abbiamo ancora ottenuto un consenso a tutti gli effetti unanime. È per questo motivo che, principalmente, ho smesso di essere l’organizzatore di questi famigerati gruppi, ma non di partecipare. L’importante è che non sia richiesta una mia presenza troppo incisiva, come ho scritto sopra.
Ormai penso che l’abbiate capito un po’ tutti. Sono un tipetto abbastanza pigro. La mia energia è preziosa, la posso utilizzare solo in determinati momenti. D’altronde questo lo sa bene il mio corpo che di “alzare il culo dalla sedia”, proprio non ne vuole sapere. Questo ci porta esattamente all’altro punto della questione. Secondo il manuale del buon disabile, infatti, non dovrei mai e poi mai approffittare della mia condizione per conseguire i miei scopi. Inutile dirvi che quel manuale io lo sto ancora aspettando e, di conseguenza, mi comporto esattamente in maniera opposta. “Approffittarsene” poi suona male, preferisco il termine “adattamento”. È adattamento quando, essendo in una situazione di astinenza forzata, chiedo alle mie amiche di fare del “volontariato carnale” nei miei confronti (prendendo immensi pesci in faccia). È ancora adattamento quando sul gruppo WhatsApp creato appositamente per fare un regalo a qualcuno, faccio lo “gnorry” e nascondendomi abilmente dietro le ruote della mia carrozzina, mi cospargo della consapevolezza che mai nessuno oserà rompere le scatole ad un povero disabile per andare a prendere un regalo. Morale della favola: energie risparmiate. In effetti è questo il mio superpotere: potermi trasformare in un “povero disabile pieno di problemi” nel momento del bisogno!
In realtà, se volessimo analizzare più da vicino la questione, mi basterebbe schioccare le dita (ah no non sono capace mi correggo) fare un fischio per avere uno stuolo di paggi pronti ad accompagnarmi in un centro commerciale per comprare un regalo. O, ancora più semplicemente, utilizzare Amazon da casa mia con un paio di click con le mie manine fatate. Ma se lo facessi non sarei qui a scrivere di queste cose non trovate?
Comunque, oltre al mio innato “risparmio energetico”, c’è anche un altro motivo che sta alla base del mio brutto rapporto con i regali. Preparatevi psicologicamente perché, per spiegarvelo, dovrò ricorrere a uno dei miei classici pipponi filosofici. Non mi è mai piaciuta l’idea di utilizzare un regalo, o comunque qualcosa di materiale, per dimostrare quanto tengo ad una persona. Non sarebbe meglio invece trattarla con rispetto, evitare di giudicarla e ascoltarla quando ci si ha a che fare? Ascoltare veramente però. Chiedere “come stai” e dare attenzione alla risposta magari. Oppure esserci nel momento del bisogno e non voltare le spalle quando ci chiedono un favore ad esempio. Regali che, di questi tempi, non sono in tantissimi a fare.
“Certo che sei creativo con le scuse per non fare sti benedetti regali!”. Sono un sensitivo e so che qualcuno avrà pensato questo. Però, permettetemi di dire che non sarò un buon disabile, ma almeno sono un buon cristiano. Perché io la massima “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” la seguo sempre e alla lettera anche. Non voglio che mi facciano regali, non li faccio nemmeno io di rimando. Altrimenti sarebbe troppo semplice non pensate? La verità, però è che avendo amici troppo buoni finiscono sempre per farmelo ugualmente e così io resto lo stronzo che non ricambia mai.
Ovviamente esiste una situazione in cui la mia coerenza sarebbe facilmente corruttibile. Sto parlando della realtà alternativa in cui sono fidanzato con la gnocca di turno. Se annusassi anche solo lontanamente la possibilità di poter arrivare al “triangolino che ci esalta” le farei regali tutti i giorni! Avete presente quando a volte si sente parlare di certi uomini polli che si fanno spennare dalla prima ragazza carina che passa? Ecco quello che sta scrivendo sarebbe, con ogni probabilità, il principe di tutti i polli.
Ormai mi conoscete abbastanza per sapere che, solitamente, nel finale dei miei articoli abbandono l’ignoranza e passo al classico momento serietà. Molto spesso ci sono regali che vorrei fare e ovviamente non parlo di cose materiali. Succede quando guardo gli occhi delle persone che mi stanno intorno e le ascolto. Noto che alcune arrancano, che fanno fatica. Vorrebbero della stabilità nella loro vita, ma questa sembra non arrivare mai. Poi ci mette del suo pure il periodo difficile che non fa altro che peggiorare una situazione già precaria. È nella natura umana cercare di aiutare chi sta soffrendo, chi è in difficoltà. Per lo meno di quelli che hanno un cuore. Vedere qualcuno che soffre ci fa soffrire anche noi di rimando. La testimonianza del fatto che nel profondo siamo tutti fatti della medesima sostanza. Però, talvolta, siamo occupati. Dobbiamo utilizzare del tempo per scrollarci di dosso tutte le nostre stesse incrostazioni: paure, dubbi, ansie, preoccupazioni, rabbie, dolori. Dobbiamo per forza di cose dedicare del tempo a noi stessi. Altrimenti come possiamo anche solo pensare di averne anche per gli altri? Ecco perché dobbiamo renderci conto che, nonostante il nostro ardente desiderio, a volte non possiamo proprio aiutare chi è in difficoltà.
Le persone dovranno trovare da sole la forza di andare avanti e di cambiare perché niente e nessuno gliela potrà regalare.
In tanti ci potranno indicare la via e tante volte ce ne renderemo conto da soli che quella è la strada giusta per noi. Ma la forza per compiere dei passi in una nuova direzione sarà sempre e solo unicamente nostra.
Visto che “a Natale puoi” alla fine un piccolo dono ve lo faccio: questo articolo, insieme a tanti auguri di buone feste a tutti, ma proprio tutti! Ricordate che conta il pensiero e questo è semplicemente il mio. Ci vediamo l’anno prossimo gente!
Mattia Mutti