Attenzione: questo articolo contiene SPOILER. Se ancora non avete visto “Il trono di spade” e avete intenzione di farlo non leggete!
Sono passati ormai quasi 2 anni dalla conclusione della serie televisiva americana di genere fantasy “Il trono di spade”. Eppure, l’amaro in bocca rimasto dopo la visione dell’ultima stagione, fatica ad andare via. Una sensazione che, oltre al sottoscritto, hanno provato moltissime persone rimaste insoddisfatte da un finale arrivato dopo 8 lunghe stagioni.
La mia opinione da appassionato è che gli sceneggiatori si siano ritrovati, verso la fine della serie, con una trama troppo complessa per arrivare ad una conclusione soddisfacente in una stagione sola. Una trama costruita, tassello dopo tassello, nelle 7 stagioni precedenti. Questo ha pregiudicato alcune scelte, probabilmente anche frutto della consapevolezza che il fenomeno “Trono di spade” avesse ormai raggiunto proporzioni tali da rendere impossibile il suo fallimento mediatico. Scelte che hanno portato a lasciare alcune sottotrame inspiegate e a far cambiare personaggi importanti troppo repentinamente, per il modo in cui erano stati caratterizzati fino a quel momento. Tutto questo con lo scopo di giustificare alcuni eventi necessari all’inesorabile conclusione della serie. Però non possiamo di certo, a causa di questo, scordarci delle stagioni precedenti e dei personaggi a cui, nel bene e nel male, ci hanno fatto affezionare. Primo tra tutti: Tyrion Lannister. Il mio personaggio preferito e anche quello di molti altri.
Ma per quale motivo così tante persone amano il personaggio di Tyrion?
Probabilmente perché viene facile entrare in empatia con lui. Nato da una famiglia benestante e influente nel mondo del “Trono di spade”, è il più giovane di 3 fratelli. Affetto da nanismo, sua madre morì dandolo alla luce e il padre e la sorella non hanno mai nascosto il fatto di ritenerlo responsabile per la sua morte. Oltre a questo, la sua disabilità è fonte di vergogna per il padre, che ha sempre considerato caratteristiche come la forza fisica e la bellezza essenziali per portare avanti adeguatamente un cognome importante come il loro. Questo padre tiranno non ha mai considerato la grande intelligenza e mente strategica di Tyrion; anzi lo ha sempre relegato ai lavori più umili, come la ripulitura delle fogne del suo luogo di origine. L’unico membro della famiglia con cui riesce ad andare più d’accordo è suo fratello maggiore Jaime. Una delle caratteristiche preponderanti di Tyrion è, sicuramente, la sua curiosità che prova a saziare leggendo numerosi libri.
Come tanti di voi sapranno, questa serie è tratta dai libri dello scrittore George Martin. Ho già detto che il genere è quello del fantasy. Si parla ovvero di un mondo completamente inventato. Ma ne siamo proprio sicuri? Indubbiamente lo scrittore, per scrivere queste storie, si è basato sulla nostra “storia”, con un particolare occhio di riguardo a quella medioevale o comunque cavalleresca. Oltre all’ambientazione, anche certe dinamiche ricche di tradimenti, intrighi, giochi di potere e quant’altro, strizzano l’occhio a quel periodo e di rimando anche alla società odierna. D’altro canto i protagonisti de “Il trono di spade” sono pur sempre esseri umani che come si sa cambiano nel corso del tempo, ma che mantengono aspetti relazionali ed emotivi piuttosto simili tra loro, anche se molteplici.
Ritengo che la bellezza del personaggio di Tyrion risalti dalla sua complessità. Tyrion è inserito in un mondo rozzo, violento e spaccato dalle sue divisioni interne. Il divario tra i nobili, ricchi e potenti, e la povertà del popolo è praticamente incolmabile. Nato in una posizione svantaggiata a causa della sua disabilità, è costretto a fare i conti con un contesto a cui non si sente di appartenere. La sua è una lotta continua e faticosa per trovare il suo posto nel mondo. La sua intelligenza gli permette di rendersi conto della moltitudine di ingiustizie presenti nel suo ambiente e della immensa ipoocrisia che fa da padrone nelle relazioni del suo tempo. Eppure il suo maggior pregio non è la sua intelligenza strategica o comunque più razionale, anche se immensamente sviluppata, bensì la capacità di leggere le persone nel profondo. Però, a dispetto di questo, non è caratterizzato come il classico eroe senza macchia e questa sua insita imperfezione lo rende più umano e di conseguenza più vicino a noi. È, senza dubbio molto intelligente, ma sbaglia e talvolta si fa anche ingannare. È buono con i più deboli, ma diventerà anche vendicativo macchiandosi di omicidio. È dedito ai vizi come alle donne e al vino. Probabilmente un modo per inebriarsi e dimenticare la rabbia di venire da tutta la vita, usando le sue parole, “accusato di essere un nano”. È interessante notare come, nel mondo de “Il Trono di spade”, le persone affette da nanismo vengano inserite e considerate solo nel contesto circense. Questo viene mostrato nella quarta stagione in cui, durante una festa, i nani sono utilizzati per mettere in scena spettacoli, anche volgari, allo scopo di far divertire i cosiddetti “normodotati”.
Le persone come Tyrion, in questo tipo di società dedita solo all’apparenza, non hanno altro scopo se non quello di far ridere.
Anche per questo motivo non possiamo evitare di amarlo perché, in questo modo, diventiamo più consapevoli della sua storia e di quanto deve essere stato difficile per lui vivere in quell’ambiente. Allo stesso tempo però, riconosciamo in lui l’immensa forza che gli permette di essere quello che è, come se dopo anni di prese in giro riesca a dire alla faccia di tutti: “È vero, sono un nano, ma riesco a mettervi i piedi in testa quando lo desidero!” Forse è questo il suo lato più apprezzato.
Tyrion non è senza macchia, ma è comunque un eroe.
Non solo per le peripezie a cui viene sottoposto nel corso della serie, ma soprattutto, per il modo che ha scelto di affrontare la vita.
Nel finale di serie, poco convincente, c’è un aspetto che mi ha fatto piacere vedere riportato. Nella conclusione, detto in parole povere “i disabili regnano”. La posizione di nuovo sovrano di tutti i 7 regni viene affidata a Brandon Stark. Un ragazzo che, in seguito all’essere stato gettato da una torre da bambino, è rimasto paralizzato. Brandon riuscirà, nel proseguo della serie, a sviluppare la capacità di andare indietro nel tempo per conoscere eventi passati e di prevedere il futuro. Una volta divenuto sovrano nominerà proprio il nostro Tyrion suo primo cavaliere.
Due disabili al potere: come potrebbe, il sottoscritto, non essere orgoglioso di questo fatto?
Mi resta da dire che considero Tyrion Lannister uno dei motivi principali che mi hanno spinto a concludere questa serie. Serie, come dicevo, non esente da difetti. Imperfezioni che hanno cominciato a essere via via più evidenti, a mio parere, a partire dalla quinta stagione. Comunque, in linea di massima, considero “Il trono di spade” una bella serie che mi ha tenuto compagnia e divertito. Tra i suoi punti di forza c’è sicuramente l’attenzione ad alcuni dettagli come ambientazioni, costumi utilizzati e combattimenti. Dialoghi ben fatti, anche se talvolta piuttosto duri e diretti, in linea con il contesto nel quale la serie prende vita. Il tutto condito da quello che considero un ottimo lavoro attoriale, anche e soprattutto da parte di Peter Dinklage, l’attore che interpreta Tyrion.
Ora non scordatevi del sequel del “Trono di spade”. È ambientato ai giorni nostri e parla di un individuo, vestito da vichingo, che irrompe nel congresso degli Stati Uniti. Fantasy o realtà?
Mattia Mutti