Il mio anno in breve

Avete presente i video che propone Facebook in cui viene mostrato “il tuo anno in breve”? Quei video che ogni anno, puntualmente ignoro e non condivido perché il mio codice d’onore me lo impedisce? In questo articolo, senza foto ovviamente, vi racconto il mio 2019 in breve, analizzando aspetti positivi e negativi.

1. IL MIO “DESTRIERO”

Ebbene sì ragazzi, ho la patente da 1 anno. Ci ho messo un po’, ma a fine 2018 mi è arrivata la carrozzina elettrica. In tutto questo tempo non ho rispettato i limiti, non ho avuto cura dell’arredamento di casa, nessun riguardo per i piedi altrui e ho guidato in stato di ebbrezza. Un trionfo insomma!
Non posso, però, non considerare tutti gli aspetti positivi derivati dal muovermi per conto mio. Innanzitutto una maggiore autonomia e indipendenza. Poi volete mettere lo stupore delle persone che mi vedono controllare lo smartphone e il computer con la carrozzina, attraverso il bluetooth, per la prima volta? Con gli occhi sgranati mi chiedono come faccio ed è lì che parte il mio “spiegone” con aria saccente che si concluderà con un bel: “Le meraviglie della tecnica! Benvenuto nel futuro baby!”
Oppure il fatto che posso cercare di spaventare le persone che mi vengono a trovare accendendo improvvisamente il televisore sempre per mezzo della carrozzina! Penseranno che la casa sia infestata e non che sia stato il mio bolide ad aver fatto tutto!
Un altro degli utilizzi che il mio destriero può avere è quello di far salire dietro le persone, ovviamente ragazze. La mia carrozzina presenta nella parte posteriore due appoggi su cui si può comodamente salire in piedi. In questo modo si potrà provare ad andare alla velocità massima consentita (10 km/h circa) con i capelli scompigliati dal vento. Impagabile arrivare in derapata di fronte ad una ragazza e con sguardo ammiccante dire: “Monta!”. A chi serve una Ferrari? (soprattutto quando non la potresti guidare). Unica nota negativa: ricordarsi di nutrire il destriero con abbondante energia elettrica!  Altrimenti potrebbe succedere come quella famosa serata in cui, dimenticandomi di caricare la carrozzina la notte precedente, andai al bar con i miei amici e feci la strada di ritorno allarmato da quel countdown inesorabile che la batteria stava facendo. Manco fosse l’ultimo dell’anno, continuai tornando a casa ad informare i miei amici dello stato della batteria in questo modo: 12%, passavano 2 metri di asfalto 11%, poi 10, 9, 8 e via dicendo. Non scherzo dicendovi che fui graziato perché il destriero arrivò allo 0% (spento) esattamente di fronte al mio letto, pronto per essere “gettato” a dormire dai miei amici. Esperienza da non ripetere.

2. “QUESTA MACCHINA ATTREZZATA NON S’HA DA FARE”

Se io e il mio destriero siamo una cosa sola e quindi la carrozzina elettrica diventa l’unica che utilizzo è logico che abbia bisogno di un veicolo attrezzato per spostarmi fuori dalla “Bella Cerlongo”. Detto fatto, a fine gennaio ci mettiamo in moto per comprarne uno e la nostra scelta ricade su un Citroen Berlingo. Stavo già pregustando le scampagnate che avrei potuto fare sfruttando la mia macchina nuova; ci avevano infatti detto che, molto facilmente, in tre mesi l’avremmo avuta. Inutile dirvi che non è andata proprio così. I mesi divennero quattro, poi cinque, e poi sei e nel frattempo due parti del mio corpo roteavano sempre più vorticosamente, manco fossero delle pale eoliche. Arriva la bella stagione e la macchina ancora non arriva. Le motivazioni sottese al ritardo sono molteplici, tra cui un problema che sembrerebbe coinvolgere tutta la Citroen. Ovviamente è andato tutto a gonfie vele fino a quando Mattia non ha avuto bisogno proprio di quel veicolo. Poi tutto a rotoli pure alla Citroen! Potete comprendere il fastidio in quanto stava iniziando l’estate, il periodo in cui gli esemplari di “disabilis quadriruotens” abbandonano il letargo dei mesi invernali, non più impauriti dai malanni di stagione, escono dalle loro tane verso l’esterno. Senza macchina non potevo abbandonare la “Sempre Bella Cerlongo” e la cosa cominciava a stancarmi. Arriva agosto, della macchina nemmeno l’ombra. Risolto il problema alla Citroen pareva che si fosse presentata un’altra questione. Il tecnico incaricato di confermare la sicurezza del veicolo per la sua messa in strada, non si dava una mossa nel farlo. Oltre al nostro ci dissero che c’erano altri 9 veicoli, in attesa di essere consegnati, fermi a causa dello stesso problema. Furenti chiamiamo l’azienda in questione e dopo diversi insulti riusciamo a farci prestare un veicolo attrezzato sostitutivo in attesa dell’arrivo del nostro. Da quel momento iniziai ad assaporare un po’ d’estate ma era già agosto! Stipato come una sardina, data la grandezza della mia carrozzina, cominciai, finalmente, ad utilizzare la macchina sostitutiva per spostarmi. Ma la mia macchina, alla fine dei conti, è arrivata o no? Sì, è arrivata. Proprio adesso che sto scrivendo questo articolo, avete presente? Ulisse per tornare a Itaca ci ha messo meno.

3. LA GITA SUL MONTE BALDO

Qual è il modo migliore per inaugurare una carrozzina ruspante e un veicolo attrezzato secondo voi? Beh, una scampagnata a 1800 metri d’altezza ovviamente! Io e altri due bipedi, che per motivi di privacy rimarranno innominati, siamo andati a Malcesine. Da lì, abbiamo preso ben due funivie per arrivare fino alla sommità del monte Baldo. Quel giorno c’erano 35 gradi. Non vi dico la goduria nell’essere accolti in cima, da una simpatica arietta frizzante dovuta ad una temperatura di circa 20 gradi. Il panorama da lassù è mozzafiato! Si vede tutto il lago di Garda ed essendo la prima volta che facevo quella escursione ne rimasi molto colpito. Al ritorno, però, pazza idea: prendiamo solo una funivia e la strada che scende a Malcesine, dove avevamo la macchina, decidiamo di farla a piedi. D’altronde, con un destriero da 30 kilometri di autonomia con piena carica, cosa potrebbe mai andare storto? Siccome in serata, io e i miei due bipedi, avevamo altri impegni e si stava facendo tardi, decidemmo di prendere una piccola scorciatoia. Mai scelta fu più disastrosa! Avevamo iniziato a notare che il terreno stava cominciando a divenire impervio, così, notando un aitante giovane che stava arrivando in direzione opposta alla nostra, lo fermammo per chiedergli: “Secondo te, lui (indicando me) ce la può fare ad arrivare giù a Malcesine con il suo veicolo di locomozione?” La risposta del ragazzo fu un po’ titubante: “ma si… dovrebbe… anche se ci sono un po’ di MOLINI”. Cosa cacchio sono i “molini”? Lo scoprimmo ben presto e sulla nostra pelle purtroppo! A Mantova i “molini” vengono detti “giaròn”. Era praticamente un sentiero fatto interamente di grosse e grasse pietre! Il mio destriero era praticamente imbizzarrito e mi toccò fare tutto quell’interminabile sentiero alla velocità da crociera di 0,9 km/h perché la carrozzina rischiava di bloccarsi (e lo faceva comunque) in continuazione. Il mio corpo tremava come gelatina a causa dei continui scossoni provocati dal terreno impervio e la mia testa continuava a mostrare dei cenni di rifiuto senza che fossi io a controllarla. Non potete capire la gioia di noi tre avventurieri quando scorgemmo in lontananza un dritto e morbido asfalto, segno che il sentiero era finalmente terminato. Quel giorno imparai a twerkare e me ne accorsi una volta sceso dalla carrozzina quando a letto, da fermo, sentivo le mie chiappe che non smettevano di tremare! Elettra Lamborghini levate proprio! Tralasciando tutto questo c’è, però, una domanda che forse valeva la pena farsi PRIMA di intraprendere questo viaggio e che, ovviamente, mi sono fatto dopo: “Con i farmaci che prendo per il cuore io, in altitudine, ci potevo andare?” Beh, evidentemente sì, potreste rispondermi. Altrimenti non saresti qui per raccontarlo. Sta di fatto che, il giorno dopo, lo domandai al mio cardiologo. La sua risposta fu sì a patto che, magari la prossima volta, mi portassi per sicurezza il misuratore della pressione per vedere se, aumentando di altitudine, anche la pressione si sarebbe alzata a sua volta. Tutto questo mi fece pensare a cosa avrei dovuto fare se mai si fosse alzata veramente. Probabilmente gettarmi giù dalla funivia per farla abbassare immediatamente e per sempre. (Ovviamente ho mancato di dire al cardiologo che in cima al Baldo ho, pure, bevuto un prosecco. Giusto per lanciare una sfida alla mia pressione.)

4. I COMPLEANNI: QUELLI BELLI

Non ho mai avuto tendenze autolesionistiche, tranne quando mi sono ritrovato a un compleanno di amici in cui erano presenti anche ragazze di professione infermiere e fisioterapiste. È stato lì che ho valutato per un momento l’idea di schiantarmi da qualche parte con la carrozzina, per poi essere “soccorso” da queste ragazze. Questa e altre malsane idee mi sono arrivate alla mente quando ho iniziato a mischiare il mio sangue con birra e spritz. Di certo non ho bevuto molto, ma i miei amici sanno benissimo che “Mattia dice spesso qualcosa di troppo” e lo fa già di suo, se poi aggiungiamo all’equazione anche un pochetto di alcool, il risultato sarà un paio di frasi “scappate fuori” che per ovvie ragioni non riporterò qui. Per stuzzicarvi l’immaginazione dirò solo che che trattavano di me stesso e di “atteggiamenti promiscui”, se così vogliamo definirli. A mia discolpa era tutto in linea con il clima goliardico della serata e i miei amici di certo non le ricorderanno, quindi va bene così.
È risaputo, quando si tratta delle mie serate fuori, che tutto può succedere. Il periodo di questo compleanno era agosto e la festa si è tenuta in un locale all’aperto, praticamente sul fiume Mincio. Il punto in cui eravamo noi con i nostri tavoli, era proprio quello con della sabbia in terra. C’è stato un momento in cui volevo spostarmi da dov’ero posizionato e non ci riuscivo proprio! Le ruote della mia carrozzina slittavano tantissimo e, accelerando, stavo facendo un buco in terra! Arenato, mentre mi stavo letteralmente “scavando la fossa da solo”, con la serata che volgeva al termine! Rassegnato e pronto a farmi portare una copertina per passare la notte sul Mincio, venni salvato da 5 abili giovani che riuscirono a disincagliarmi e a permettermi di tornare a casa sano e salvo. A parte questo “piccolo” inconveniente, non posso fare a meno di considerare questa festa una parte positiva del mio 2019.

5. LA FESTA A SORPRESA

Essere un po’ scansafatiche è nel mio dna. Lui stesso, infatti, non ha nemmeno voglia di costruire la proteina che servirebbe ai miei muscoli, potrei avere voglia io di festeggiare il mio compleanno? Assolutamente no, ecco perché l’anno scorso non l’ho fatto. Non fraintendetemi, non sono un hipster e non sono depresso, ma semplicemente non mi andava di organizzarlo e non sentivo il bisogno di fare necessariamente una festa. Non avrei voluto nemmeno il regalo, ma ho amici troppo gentili e me l’hanno fatto comunque. In ogni caso, era passato da due giorni il mio compleanno e alla sera stavo andando gioiosamente a cena. Gioiosamente perché avevo piuttosto fame e mi aspettavano dei gustosi manicaretti. All’improvviso fa la sua comparsa un bipede che bazzica spesso a casa mia e mi intima di non mangiare. Ovviamente domando perché, ma non ricevo risposta. Mi dice solo di tornare nella mia stanza. Vorrei mandarlo direttamente a cagare, data la fame, ma mi trattengo. Nel frattempo i cricetini nel mio cervello si mettono in moto e siccome dopo cena aspettavo due miei amici, inizio a pensare che, magari, tutto questo sia opera loro. Forse si sono trovati davanti a casa mia per andarsi a prendere qualcosa per cenare da me, perché a volte capita e volendo prendere qualcosa anche per me, hanno avvertito il bazzicatore che passava di lì di dirmi di non cenare. Eppure sanno che io non vado molto d’accordo con cose tipo pizza o kebab che per me sono pesanti. Poi, che senso aveva tutto quel mistero? Non sarebbe stato meglio chiedermi prima? Continuo a scervellarmi con innumerevoli teorie, ma il tempo passa e nessuno arriva. Comincio a spazientirmi, mi metto davanti all’entrata di casa mia per vedere se fuori c’è qualcuno: una palla di fieno spinta dal vento. Nemmeno un’anima. Torno in stanza e sull’orlo di una crisi faccio per chiamare il bazzicatore. Cominciavo a pensare che fosse uno scherzo di pessimo gusto e volevo accertarmene. All’improvviso sento dei rumorini provenire dal corridoio. Spengo la chiamata e ascolto: passi leggeri e qualche risatina soffocata. Tutto ad un tratto la porta fa slam! Nella mia stanza fa irruzione un plotone di ragazze al grido di: “Auguriii!” Stavo sognando? No, altrimenti sarebbero state tutte nude! Invece erano vestite e con loro avevano un sacco di cibo! Rimasi impietrito! (come se normalmente mi muovessi molto…). La sorpresa aveva funzionato e l’unica cosa che riuscii a bofonchiare fu: “Mi hanno detto solo di non mangiare!”. Dopo ci raggiunsero anche i miei amici maschi. Siccome non avevo festeggiato il mio compleanno, i miei amici si erano messi d’accordo per organizzarmi una festa a sorpresa tutti insieme!
Quella sera ci divertimmo molto. Di certo non dimenticherò mai quella grande emozione di vederli tutti lì per me. Chi ha amici così? Io.

Ecco, questo è stato il mio 2019 in breve (più o meno). A parte qualche piccolo, ma risolvibile inconveniente non posso fare altro che essere grato per come è andato.
Adesso chissà che succederà nel 2020…

Mattia Mutti