
Il metodo McKenzie (o, più precisamente, la metodologia di diagnosi e terapia meccanica secondo McKenzie) è un sistema di diagnosi e trattamento dei dolori a carico del collo e della schiena. È stato sviluppato da un fisioterapista neozelandese di fama mondiale, Robin McKenzie.
Il metodo McKenzie viene applicato in numerosi centri di fisioterapia in diversi Paesi del mondo, in America, in Asia, in Australia e in Europa.
Esercizi per il mal di schiena
È una metodologia basata essenzialmente sul mantenimento di una postura corretta e sull’esecuzione di determinati esercizi studiati per il trattamento di quelle forme di mal di schiena e di mal di collo le cui cause sono di tipo meccanico, ovvero provocate dal mantenimento di posture non corrette oppure all’esecuzione di movimenti dannosi.
Pur avendo delle basi comuni, gli esercizi del metodo McKenzie vengono messi a punto dal medico o dal terapista studiando il caso particolare; questo perché i problemi di tipo meccanico che causano il mal di schiena sono diversi da soggetto a soggetto.
È quindi necessario che, prima di prescrivere determinati esercizi atti a risolvere il mal di schiena o il mal di collo, il terapista effettui un’attenta valutazione del caso.
Una corretta esecuzione degli esercizi del metodo dovrebbero portare, gradualmente, a una netta riduzione del dolore fino a che non si arriverà a una sua completa scomparsa.
Il metodo McKenzie punta molto anche sul coinvolgimento del paziente che deve diventare “parte attiva” del processo di guarigione; il metodo oltre a risolvere la problematica in corso, fornirà alla persona i mezzi atti a prevenire ricadute.
Di fatto, il metodo vuole arrivare a fornire al paziente un programma di auto-trattamento che lo metterà in grado di affrontare la propria problematica rendendo possibile una rapida indipendenza dalla figura del terapista.
I cardini del metodo McKenzie sono quindi tre: diagnosi meccanica, trattamento meccanico e prevenzione delle recidive.
Metodo McKenzie: diagnosi, trattamento, prevenzione delle recidive
A livello diagnostico, il metodo McKenzie suddivide i pazienti considerando tre sindromi (a loro volta suddivise al loro interno in base a vari criteri) basate sul meccanismo di produzione del dolore: sindrome posturale, sindrome da disfunzione e sindrome da derangement.
Il terapista formula la diagnosi dopo un accurato esame anamnestico e grazie all’analisi degli effetti di alcuni movimenti ripetuti e di posizione mantenute sul quadro doloroso del soggetto.
Il tipo di trattamento viene scelto a seconda del risultato diagnostico; gli scopi fondamentali sono essenzialmente due: eliminare il dolore e ristabilire una totale funzionalità.
La prevenzione delle recidive si ottiene educando la persona sia a effettuare alcune modifiche a livello comportamentale (per esempio, modificando una determinata postura) sia a effettuare l’auto-trattamento.
Metodo McKenzie: il dolore meccanico
Secondo McKenzie, la gran parte dei dolori lombari hanno un’eziologia meccanica, sono cioè dovuti a errate posture del soggetto oppure a determinati movimenti che egli esegue.
L’insorgenza del dolore, secondo McKenzie, è dovuta a una deformazione meccanica dei tessuti molli; tale deformazione attiva il sistema nocicettivo.
In altri termini, quando il dolore non è legato a traumi improvvisi (tipico esempio, il tristemente noto “colpo di frusta”), esso è dovuto alle posizioni errate che assumiamo quotidianamente costringendo la colonna vertebrale a posizioni per essa non naturali. Il dolore insorge allorquando l’articolazione che unisce due vertebre viene a trovarsi in una posizione che causa uno stiramento eccessivo dei tessuti molli circostanti; questo stiramento, come detto, può essere causato da posizioni non gravi, ma comunque errate e prolungate nel tempo. Ciò si riscontra soprattutto nelle forme più comuni di cervicalgia (dolori al collo) e lombalgia (dolori alla schiena).
Quando il problema riguarda il collo, può esservi un irradiamento del dolore alle spalle, alla parte superiore della spalla o alla scapola; può anche irradiarsi fino al gomito, al polso e alla mano causando sensazione di intorpidimento e formicoli; alcuni soggetti avvertono dolore alla testa.
Se il problema riguarda la schiena, il dolore si estende al gluteo e in seguito alla coscia e al ginocchio; in alcuni casi possono essere interessati anche caviglia e piede.
Una volta esaminato il paziente, il terapista è in grado di inquadrarlo in una (o più) delle tre sindromi di optare per una tipologia di trattamento piuttosto che per un’altra.
Non tutti possono adottare il metodo McKenzie che è soprattutto destinato a coloro che nel corso della giornata assumono posture scorrette e accusano dolori, anche non costantemente, al collo o alla schiena.
Non devono eseguire invece gli esercizi previsti dalla metodologia McKenzie nel caso che il problemi alla schiena o al collo siano legati a traumi oppure a incidenti avvenuti in tempi recenti.
Non vanno inoltre eseguiti da coloro che hanno problemi alla vescica, da coloro che soffrono di vertigini e da coloro che soffrono di uno stato di malessere generale.
Gli esercizi non vanno eseguiti anche nel caso in cui il dolore avvertito sia particolarmente intenso.
Metodo Mc McKenzie: gli esercizi per la schiena
L’obiettivo degli esercizi per la schiena è quello di eliminare totalmente il dolore e riacquistare la funzionalità vertebrale.
Primo esercizio
Sdraiarsi a pancia in giù su un tappeto; restare posizionati così per 3-5 minuti, totalmente rilassati. Questo esercizio deve essere eseguito tutte le volte che stiamo per iniziare una serie di esercizi per la schiena. Questa posizione è quella che dovrebbe essere sempre assunta in fase di riposo da coloro che soffrono di dolori alla schiena.
Secondo esercizio
Si assuma la posizione prona, ci si appoggi sugli avambracci portando i gomiti all’altezza delle spalle cercando, nel contempo, di rilassare totalmente il bacino. Si deve restare in questa posizione per un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 5 minuti circa. Questo esercizio deve essere sempre preceduto la primo esercizio.
Terzo esercizio
In posizione prona, si pieghino le braccia come se di dovessero eseguire delle flessioni. Si raddrizzino le braccia spingendo verso l’alto, per quanto possibile, la parte superiore del corpo facendo attenzione a tenere il bacino totalmente rilassato. Restare in questa posizione per un paio di secondi e poi si torni lentamente alla posizione sdraiata.
Si esegua una serie di 10 estensioni ogni due ore circa, per 7-8 volte durante la giornata.
Quarto esercizio
Posizionarsi in piedi e stare perfettamente diritti con i piedi leggermente divaricati. Si appoggino le mani sulle reni tenendo i pollici rivolti in avanti. Estendersi adesso all’indietro il più possibile per ritornare poi nella posizione iniziale. Tutte le volte che ci spingiamo indietro si deve tentare di raggiungere la massima estensione.
Eseguire 10 estensioni 7-8 volte al giorno.
Quinto esercizio
Sdraiarsi a pancia in su tenendo le ginocchia flesse e i piedi appoggiati a terra oppure al letto. Portare adesso le ginocchia al petto, afferrarle e poi tirarle molto delicatamente sempre di più verso il petto fino a quando non si avverte dolore. Si abbassino ora lentamente le gambe e si ritorni alla posizione iniziale.
Questo esercizio va ripetuto per 5 o 6 volte ogni serie per tre o quattro volte al giorno. Si inizi dopo qualche ora (3 o 4 circa) dal risveglio.
Sesto esercizio
Sedersi sul bordo di una sedia, divaricare le gambe e appoggiare le mani sulle ginocchia. Flettere il tronco in avanti fino a quando non si tocca il pavimento con le mani, dopodiché si torna alla posizione iniziale. Per aumentare l’efficacia dell’esercizio, si possono afferrare le caviglie con le mani. Questo esercizio va effettuato soltanto dopo aver fatto, per almeno una settimana, l’esercizio 5.
Le serie degli esercizi dovrebbero essere eseguite ogni due ore circa, facendo sempre passare un po’ di tempo dopo i pasti principali. L’abbigliamento dovrebbe essere piuttosto comodo evitando indumenti che possano impedire la corretta esecuzione dei movimenti previsti.
Alcuni consigli di carattere generale
Molti problemi a collo e schiena possono essere evitati seguendo semplici regole comportamentali. Coloro che, per un motivo o per un altro, sono costretti a stare in piedi per lungo tempo, dovrebbero cercare di mantenere le spalle ben dritte. Ogni tanto si dive ricordare di appoggiare le mani sui fianchi e effettuare un movimento di estensione del tronco all’indietro.
Chi invece deve stare a sedere per molte ore nel corso del giorno, deve cercare di alzarsi almeno una volta ogni ora, camminare un po’ ed effettuare qualche stiramento all’indietro.
Nel caso di sedie che costringono a una posizione errata, si metta un cuscino lombare oppure un asciugamano di spugna arrotolato all’altezza delle reni.
Quando si devono sollevare dei pesi posti in bassi, ci si ricordi sempre di piegare le ginocchia.
Fonte: albanesi.it