muri


Quasi sempre nel corso della nostra vita abbiamo a che fare con dei muri.
Possono essere di varie grandezze e dimensioni, e anche di spessore diverso però hanno tutti in comune una cosa: rappresentano un ostacolo, un impedimento a proseguire; per vedere quello che c’è oltre,

perché al di là di quei muri abbiamo la certezza assoluta che ci sia qualcosa di migliore, come una vita in cui riusciremmo ad essere più felici e realizzati di quello che siamo oggi.

Ogni persona reagisce in maniera diversa di fronte al suo muro. Alle volte qualcuno dice a se stesso: “Non sarò mai sereno e felice qui dove sono ora. Lo potrò essere solamente quando qualcuno o qualcosa abbatterà il mio muro. Tanto vale che me ne stia qui fermo ad aspettare, riuscirò a stare meglio di così solamente dopo che avrò ottenuto ciò che c’é al di là di tutto questo.”
Però alla fine non arriva nessuno, il muro rimane lì fino a quando quella persona non c’é più e così facendo si era semplicemente dimenticata di vivere quando poteva.
Ma c’é anche chi si comporta in maniera diversa: alcuni non sopportano assolutamente il proprio muro, lo percepiscono come una grandissima ingiustizia e lo odiano con tutto loro stessi. Pur di ottenere quello che c’é oltre lo prendono a calci e pugni. Lo vogliono abbattere e così facendo si feriscono, ci lasciano il sangue sopra provando un gran dolore. Ma alla fine di tutto questo il muro é ancora lì, in piedi beffardo, senza essere stato minimamente scalfito da tutti quei colpi. E quelle persone rimangono così: ferite, doloranti e ancora più stanche e abbattute rispetto a prima. Ma nonostante questo non si daranno per vinte; probabilmente anche consapevoli dell’inutilità delle loro azioni, una volta guarite dalle ferite ci riproveranno, ma i colpi che daranno saranno via via più deboli perché la rabbia che provano nei confronti di quel muro li consumerà di volta in volta.

E infine ci sono persone che reagiscono in una maniera diversa anche da questa. Sono persone che le proprie mura le hanno colpite, anche per diverso tempo, e di sangue ne hanno perso; si sono procurate anche delle grosse ferite. Però, una volta che le ferite si sono rimarginate e il loro pugno era alzato e pronto a colpire un’altra volta si sono fermate e si sono chieste:

“Ma perché tutto questo un’altra volta? Perché devo per forza voler ottenere quello che c’é oltre questo muro a scapito di me stesso?”.

Ed è lì, in quel preciso momento che si sono rese conto che non dovevano andare per forza in quella direzione, cioè dritto davanti a sé.
Hanno cominciato a camminare rasente al proprio muro.
Cosi facendo hanno incontrato altre persone, ognuna di fronte al proprio e si sono messe a conversare, proprio di muri. Confrontandosi e parlando si sono rese conto di come alle volte si possa provare invidia per le mura di altri, perché magari rispetto alle proprie sembrano meno imponenti, più sottili e forse anche meno resistenti; ma quello che è certo, e forse anche più corretto da un certo punto di vista, è che le mura non si possano scambiare, ognuno ha le proprie.
E per quanto appaiano diverse, per ognuno rappresentano la stessa cosa: un ostacolo, un impedimento, un problema. Un qualcosa con cui è difficile convivere, poiché apparentemente é impossibile da risolvere; o perlomeno nella maniera considerata più ideale da ognuno di noi.

Continuando il proprio viaggio queste persone si rendono conto che non è sempre necessario parlare male del proprio muro.

Si può addirittura scherzare e ironizzare su di lui. Nella propria testa si può farlo diventare di legno o di cartapesta, invece che di cemento. Sembrerà strano, ma cosi facendo, alle volte, sembra che diventi realmente meno imponente e di conseguenza faccia meno paura rispetto a prima.
Forse l’intento che queste persone hanno é di cercare di farselo amico, il proprio muro.
Arrivare non a identificarsi con esso, bensì a considerarlo come una parte di loro stessi. Però si sa, nemmeno con gli amici é sempre tutto rose e fiori; ci saranno comunque dei momenti di incomprensione e di confusione in cui non farai fatica a mandarlo a quel paese e te la prenderai con lui perché quel giorno ti andrà così.
Però poi riuscirai a farci la pace, e ogni volta sempre più velocemente riuscirai a ricostruire il rapporto.

Magari, arrivata all’apparente fine del suo viaggio, quella persona riuscirà addirittura a ringraziarlo il suo muro.

Perché, probabilmente, se non ci fosse stato non avrebbe avuto motivo di cambiare direzione, di incontrare quelle altre persone, di confrontarsi, e di arricchirsi con idee e pensieri nuovi; cose su cui magari prima non aveva mai riflettuto.

E a che scopo tutto questo se poi non si riesce nemmeno ad andarci oltre il proprio muro?

Beh, forse proprio con lo scopo di conoscere quello che possiamo essere ogni giorno, e di quello che possiamo diventare grazie o a causa dei nostri muri.

Mattia Mutti